mercoledì 7 maggio 2008

SE BERLUSCONI FOSSE STATO DI SINISTRA....


Avrebbe spiegato agli Italiani che votando a destra sarebbero incorsi nel grosso rischio di mandare al governo fascisti, razzisti e potenti affaristi. Responsabili storicamente delle peggiori persecuzioni e genocidi, ma tuttora causa delle più esecrabili ingiustizie e prevaricazioni.
Che continueremmo ad essere servi delle nazioni più guerrafondaie e complici di aggressioni a paesi come l’Iraq, l’Afghanistan e la Yugoslavia, per biechi interessi economici, con annessa ammissibilità di tremende torture, dopo aver sovvenzionato l’islamismo estremo dei talebani in funzione anticomunista e ora facendo proliferare il loro odio verso gli invasori.
Che la sinistra è internazionalista e quindi contraria ad economie oppressive verso altri paesi, la cui popolazione non sarebbe più costretta a fuggire da noi per cercare di sopravvivere, estirpando così il problema dell’immigrazione alla radice.
Che i “terribili estracomunitari” non attraversano pericolosamente i confini perchè bramosi di incontrare l'uomo di sinistra, ma richiamati dal fatto che verranno assunti, prima o poi, proprio da coloro che si riempiono la bocca di anti-immigrazione.
Che pur di avere manodopera a basso costo, lor signori, non hanno esitato, nel 1992 a far aprire le carceri Albanesi per “liberarli dal comunismo” e, nel 2007 ad inserire la Romania, senza garanzie, nella Comunità Europea.
Che se avessero la possibilità di votare, quelli che ora si sono arricchiti facendo gli spacciatori di droga, i protettori di prostitute o gli svaligiatori di villette, sarebbero, per convenienza, sicuri elettori di destra.
Che tra i candidati delle attuali elezioni c’erano personaggi politici indagati o condannati per reati contro il patrimonio pubblico e che la quasi totalità era nelle file della destra.
Che la forbice, tra ricchi e poveri, si sta allargando sempre di più. E’ nostra convenienza pagare più tasse, in base al reddito, e in misura proporzionalmente maggiore sui redditi più alti, per compensare il consumo dei beni pubblici che per creare quel reddito è sottratto alla comunità.
Che se paghi più tasse, vuol dire che hai guadagnato e questo è un bene e non una calamità, perché quei soldi dati allo Stato, quindi depositati per te stesso, sono a disposizione, se non vengono rubati, per tutti i servizi che potrai usufruire e le necessità che non avresti potuto permetterti, come avviene con una qualsiasi Assicurazione.
Che se si vuole abbassare il numero dei reati, la repressione non basta. Sarebbe come togliere acqua dal mare, se non si smette di alimentare una cultura individualistica, consumistica e fideistica.
Che siamo stanchi di passare l’esistenza a difenderci dai ladri e a scansare i mendicanti. Anche quelli legalizzati, come i venditori di cose assurde e inutili e i piazzisti di servizi, in falsa concorrenza ed in seguito alla truffa della privatizzazione dei beni pubblici di servizio come i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni e ora anche l’acqua.
Che anche i mezzi di dissuasione verso i reati, sono diventati un business e che bisogna difenderci anche dalle istituzioni, perché il vigile non multa più per educare, ma per fare cassa e i comuni piazzano semafori truccati per aumentare gli introiti. Ma se questa è la cultura che domina e quelli sono esempi facilmente evidenziabili, è molto probabile che questa sia la prassi anche dove non è possibile per noi verificarlo.
Che l’assistenzialismo è diretto solo in minima parte alle classi meno abbienti. In realtà viene elargito ai poteri forti come normale amministrazione: condoni miliardari, sconti ai grandi evasori (quelli scovati), detassazioni ici e successione anche per i ricchi, copertura finanziaria ai gruppi industriali privati che hanno creato danni per loro economicamente irrisolvibili (mucca pazza, polli infetti, disastri ambientali), copertura pagamento dipendenti se sbagliano investimenti, spesso in base a conti debitamente falsificati (cassa integrazione, mobilità ), regalo di risorse a grandi gruppi industriali (acciaio, acque minerali), capitali liberi di andare all’estero che non verranno più ne tassati e né reinvestiti, libertà di delocalizzare le fabbriche all’estero togliendoci il lavoro, ma reimportandoci i prodotti al prezzo corrente.
Che il conflitto d’interesse è diventata una frase retorica, ma nella realtà produce leggi catastrofiche per la popolazione a vantaggio dei pochi che detengono il potere, peggio se anche si tratta di potere economico e dell’informazione.
Purtroppo il nostro “piazzista” di riferimento non era Berlusconi, ma un certo insulso Veltroni.



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