lunedì 8 febbraio 2010

ACQUA

Vorrei fare una domanda. Perché un Comune dovrebbe dare ad un privato la possibilità di speculare sulla distribuzione dell'acqua. In questo dilemma, più che la politica, c'entra il buon senso. Se l'acqua è pubblica ed è un bene primario per la sopravvivenza, che senso ha farla gestire da terzi e a che titolo?


Non è un bene voluttuario di cui si può fare a meno. Quindi il gestore avrebbe anche in mano un potere ricattatorio. L'eventuale compratore e il Comune che soccombe a questo squallido decreto legge sono moralmente paragonabili a rapinatori e ricettatori.

Non c'è bisogno di essere indovini per capire che un eventuale gestore privato, per rendere remunerativa e competitiva l'operazione, cercherà di risparmiare sui controlli, sulla manutenzione delle tubature e sul personale addetto.

Non c'è bisogno di essere indovini semplicemente perché, dove questa procedura è già in atto, avviene proprio questo e non solo per quanto riguarda l'acqua.

Questo è il drammatico risvolto delle privatizzazioni, senza contare l'inevitabile aumento dei costi per il cittadino.

Pensiamo anche a possibili conflitti d'interesse: se una società o un suo prestanome, producesse anche bottiglie di acqua minerale, potrebbe ingenerare una cattiva qualità dell'acqua dal rubinetto, per favorire la sua produzione più remunerativa.

Certamente è squallido che nel 2010 si debba disquisire su questo argomento, che dovrebbe essere nelle nostre menti già scontato; un pò come se perdessimo tempo a porci domande sulla credibilità di oroscopi, maghi e fattucchiere.