mercoledì 5 novembre 2014
PASOLINI di Abel Ferrara
L’approssimazione e l’inganno culturale per boccaloni con poche idee sull’arte cinematografica premiati ingiustamente con il film “La grande bellezza”, stanno contagiando altri furbi con poche idee e molta faccia tosta. Ne è un esempio questa pellicola che ricalca gli stessi meccanismi. Un Pasolini approssimativo, simile solo nel volto, viene sfruttato per sfornare immagini pruriginose adatte solo a soddisfare bisogni inconsci di gossip a sfondo sessuale. Ma per un amante del cinema questo può essere anche accettato, come per una licenza poetica, ma non quando il cinema non c’è. Recitazione tipo fiction televisiva, musiche sovrapposte a caso, “metrica” cinematografica assente e fotografia convenzionale ne fanno un prodotto “furbo” e squallido.
martedì 30 settembre 2014
ISTITUTO
ORTOPEDICO GAETANO PINI - MILANO
Avete mai
provato a portare una persona con una gamba ingessata per un controllo o per la
rimozione al Gaetano Pini, struttura ospedaliera specifica per le fratture
ossee?
Posso
raccontarvi il percorso da effettuare.
Occorre
arrivare con l'auto ad una via privata dove se spieghi al custode che stai
trasportando un infermo, ti apre la sbarra di passaggio.
Ti
avverte che per arrivare all'accettazione devi metterti con l'auto sul passo
carraio più avanti, ma fare in fretta a scaricare il paziente perché potrebbe
arrivare un'ambulanza.
Una volta
fatto scendere devi andare subito via e andare a cercare un parcheggio a
pagamento. Se non lo trovi a 2€ all'ora in strada puoi metterla in quello
sotterraneo a 3,20€ orari. D’altronde è un ospedale, non un supermercato.
Intanto
l'ammalato deve arrivare zoppicando con la sua stampella fino agli uffici dove
farà una prima coda per ottenere il numero di precedenza. Poi attenderà il suo
turno per ottenere il foglio di accettazione, poi dovrà portarsi al piano
superiore per pagare, quindi scenderà di nuovo al piano sottostante per
consegnare la ricevuta di pagamento, ricevere un altro numero e sapere dove
andare.
Dall'inserviente
viene indirizzato alla fine di un lungo corridoio che si trova al piano
sottostante.
Dopo un
estenuante percorso, saltando con il peso sulla gamba buona, alla fine del
lungo corridoio non si è arrivati, ma occorre ancora svoltare a destra in un
altro percorso dove si può scegliere tra alcuni gradini o un doppio corridoio
per carrozzine e altri estenuanti metri. Ora di nuovo in attesa. Questa è la
prassi.
Ma
possono capitare degli imprevisti e ora parlerò del mio caso specifico.
Arrivato
il nostro turno la paziente viene invitata a salire su un lettino piuttosto
alto con uno sgabello a tre gradini. Purtroppo per salire la paziente dovrà
appoggiare il calcagno del piede rotto che si erano raccomandati al momento
dell'ingessatura di non appoggiare mai. Il medico si lamenta del fatto che non
ci siano in dotazione in questi reparti dei lettini regolabili in altezza.
Tolto il
vecchio tutore il medico riscontra che il piede è gonfio e sarà costretto a
immobilizzarlo di nuovo perché probabilmente nei 15 giorni precedenti non è
stato tenuto più alto del corpo per permettere lo sgonfiamento. Peccato che
alla paziente non fosse stata fatta nessuna raccomandazione in merito. Altro
consiglio inaspettato quello di muovere le dita dei piedi.
Su
preghiera e dietro insistenza il medico compila la ricetta dei medicinali che a
suo dire va fatta compilare dal proprio medico. Altro disagio per una persona
sola e in quello stato che tra l'altro abita al 3° piano senza ascensore.
A questo
punto occorre tornare in strada e ci viene consigliata una scorciatoia. Sempre
un corridoio ma un pò più breve col quale si arriva ad una scala che riporta in
accettazione, oppure ad un ascensore che però arriva in strada e per tornare
all'accettazione per il nuovo appuntamento bisogna fare un lungo giro
dall'esterno.
Fortunatamente
durante il percorso un'infermiera si muove a compassione e ci attende al piano
superiore con la chiave per aprire la porta sigillata dell'ascensore cha da verso
gli uffici.
Ennesima
fila per ottenere il numerino di precedenza e attesa del turno per la nuova
prenotazione asportazione del tutore.
Ora di
nuovo in strada, in piedi o seduti, se libero, su un paracarro di delimitazione
in attesa dell'auto per tornare a casa.
L'accompagnatore
va a riprendere la macchina al parcheggio, torna nella solita via, solita
raccomandazione del custode di mettersi in un posto che non ostruisca il
passaggio delle ambulanze (posto che non esiste) e fare in fretta.
Ricordo
che questa struttura è specifica per la cura delle fratture ossee. Ammettendo
che sia stata progettata da qualcuno che non ha considerato lo scopo a cui
doveva servire e ammettendo che manchino i fondi per migliorarne la
dislocazione, credo che basterebbe un pò di buon senso a costo zero. Ad esempio
lasciare due o tre posti auto per il carico e lo scarico dei pazienti non
autosufficienti, mettere almeno una panchina per l'attesa e all'interno mettere
a disposizione qualche carrozzina per non arrivare stremati al reparto gessi.
P.S. La
ricetta ottenuta solo per favore non è comunque servita a niente: il medico si
era dimenticato di firmarla.
IL VICOLO CIECO
Abbiamo lasciato che la forbice, cioè il divario tra ricchi e poveri, si allargasse troppo.
Nessuno dei primi, ormai, vorrà più rinunciare al benessere raggiunto. Cercherà invece di accumulare ancora più denaro e potere. Inoltre avrà i mezzi economici per farlo e se questi non bastassero ad arginare le pretese dei secondi, ricorrerà ancora di più alla manipolazione ideologica, alla coercizione ed alla guerra.
Tutte le analisi che aggirano questo dato di fatto, sono solo chiacchiere sterili.
mercoledì 19 febbraio 2014
12 ANNI SCHIAVO di Steve McQueen
Notevole! Necessario per non dimenticare la storia della feccia americana.
Da sempre foriera di ingiustizie, guerre, torture, economia criminale e, ora, sanguinose false "primavere". Un virus per l'umanità.
Capace comunque di vendersi molto bene e di trascinare tutti nel "paese dei balocchi", proprio come il gatto e la volpe fecero con Pinocchio.
Buona l'interpretazione, la musica, la fotografia e una giusta attenzione ai tempi cinematografici nel montaggio.
Si soffre perché, in fondo, è come se fossimo davanti ad uno specchio dove scorrono le immagini della nostra avidità, del nostro menefreghismo e della nostra povertà intellettuale.
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